Le nudità scandalose ed il parroco. Cosa ne pensate di questo dialogo fra il Principe Fabrizio ed il nipote?
"Vedi! così mi piaci, zio; così, nella parte dell'agricola pius
che apprezza e pregusta i frutti del proprio lavoro;
e non come ti ho trovato poc'anzi mentre contemplavi nudità scandalose."
"Eppure, Tancredi,
anche queste pesche sono prodotte da amori,
da congiungimenti."
"Certo, ma da amori legali, promossi da te,
padrone e dal giardiniere, notaio; da amori meditati, fruttuosi.
In quanto a quelli lì" disse e accennava alla fontana della quale si percepiva il fremito
al di là di un sipario di lecci
"credi davvero che siano passati dinanzi al parroco?"
«Il Gattopardo» di Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Le «nudità scandalose», il parroco, Bisacquino, Marineo e Prizzi http://t.co/LPM3GZmTWf
— CMLibri (@CMLibri) 9 Luglio 2014
Il pino, l'innesto delle pesche, eucaliptus, le ginestre, l'alloro, «Il Gattopardo» di Giuseppe Tomasi di Lampedusa http://t.co/qdToy1xnaw
— CMGiardinaggio (@CMGiardinaggio) 11 Luglio 2014
Prima, proprio all'inizio della parte seconda, una descrizione e... che belle pagine dello scrittore mio conterraneo. Si comincia con un grido a proposito degli alberi - tre ed in realtà eucaliptus, i più sbilenchi figli di Madre Natura. Partenza alle sei da questa cittadina della provincia di Palermo, Bisacquino, per la famiglia Salina ed in cinque ore di viaggio
non si erano viste che pigre groppe di colline avvampanti di giallo sotto il sole.
Il trotto sui percorsi piani si era brevemente alternato alle lunghe lente arrancate delle salite,
al passo prudente nelle discese; passo e trotto, del resto,
egualmente stemperati dal continuo fluire delle sonagliere
che ormai non si percepiva più se non come manifestazione sonora dell'ambiente arroventato.
Si erano attraversati paesi dipinti in azzurro tenero, stralunati;
su ponti di bizzarra magnificenza si erano valicate fiumare integralmente asciutte;
si erano costeggiati disperati dirupi che saggine e ginestre non riuscivano a controllare.
Mai un albero, mai una goccia d'acqua: sole e polverone.
All'interno delle vetture, chiuse appunto per quel sole e quel polverone,
la temperatura aveva certamente raggiunto i cinquanta gradi.
Quegli alberi assetati che si sbracciavano sul cielo sbiancato
annunziavano parecchie cose:
che si era giunti a meno di due ore dal termine del viaggio;
che si entrava nelle terre di casa Salina;
che si poteva far colazione e forse anche lavarsi la faccia con l'acqua verminosa di un pozzo.
Per chi, come me, non conosceva il significato della parola verminosa: sappia che già dalla formazione della parola si può capite da quale parola derivi.
Quindi Marineo, Prizzi e Bisacquino alcune pagine dopo:
***
Quindi Marineo, Prizzi e Bisacquino alcune pagine dopo:
La prima notte a Marineo in casa di un notaio amico
era stata ancora sopportabile;
ma la seconda in una locandaccia di Prizzi era stata penosa da passare,
distesi in tre su ciascun letto,
insediati da faune repellenti.
La terza, a Bisacquino.
Non vi erano cimici
ma in compenso Don Fabrizio aveva trovato tredici mosche dentro il bicchiere della granita;
un greve odore di feci esalava tanto dalle strade
che dalla "stanza dei cantari" attigua
e ciò aveva suscitato nel Principe sogni penosi;
risvegliatosi ai primissimi albori,
immerso nel sudore e nel fetore
non aveva potuto fare a meno di paragonare questo viaggio schifoso
alla propria vita,
che si era svolta dapprima per pianure ridenti,
si era inerpicata poi per scoscese montagne,
aveva sgusciato attraverso gole minacciose
per sfociare poi in interminabili ondulazioni di un solo colore,
deserte come la disperazione.
Mercoledì nove luglio '14
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